Il femminismo ha i giorni contati
Mettiamo le cose in chiaro: non si vuole puntare il dito, accusare o fare delle discriminazioni sulla base di sesso, paese di origine e usi e costumi. Sono a conoscenza del fatto che i clichè sono fatti anche da eccezioni, ma se esistono un motivo ci sarà. Qui, come al solito, si fa della chiacchiera e a questo giro anche un po’ di sociologia spicciola. Che vada bene o no.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il mio vicino di casa. Questo tizio lo vedo di rado, non sembra uno che si ammazza di vita sociale. Quando l’ho conosciuto, alla giornata dedicata a rimettere a posto il giardino comune, abbiamo parlato un po’ e annoverò tra i suoi maggiori interessi la musica metal, i libri fantasy e i computer, infatti lavora in un azienda qui vicino come ingegnere informatico. Insomma, un dark-nerd senza speranza di remissione. L’anno dopo, sempre a pulire il giardino, è arrivato accompagnato dalla mamma, come l’ultimo degli scolaretti (tra l’altro una mamma un po’ ficcanaso e con la tendenza a mettersi in mezzo e ogni riferimento a mamme italiane è puramente casuale). Se avevo capito bene, la mamma si era anche stabilita in modo non permanente a casa del figlio, che una mano in casa fa sempre comodo.
Ai miei occhi lui era stato archiviato come caso perso. Fino a quando non vedo lui, la mamma e una ragazza ieri passeggiare verso casa. La ragazza e il mio vicino procedevano mano nella mano e lei era una sorridente ragazza dai tratti asiatici, non so dire se fosse Cina, Giappone o Corea del Sud, ma da quelle parti. La mamma, ovviamente reggeva moccoli alla coppietta che nemmeno un candelabro a dieci bracci.
Questo episodio mi ha fatto venire in mente una serie di conversazioni che ho avuto di recente con il mio amico stalker, che è tornato da un viaggio in Giappone. Il mio amico non è esattamente un esperto di cos’è l’amore e la vita di coppia, suppongo che per il suo retaggio culturale non sia andato in giro a “fare cose e vedere gente” ma stia aspettando, fermo nella sua certezza che un giorno arriverà, quella Giusta già fasciata in un abito nuziale e tagliamo la testa al toro. Tuttavia, quando l’amico è tornato dal suo viaggio nell’estremo Oriente era totalmente affascinato da come le ragazze laggiù fossero così “caring“. Per rendere cosa intendesse con questo aggettivo, che ripeteva in modo ossessivo e con occhi sognanti, sembra che lui abbia visto soddisfatti tutti i suoi desideri (nella sfera del lecito!) senza nemmeno esaudirli e queste ragazze facevano tutto questo paradiso in terra con un sorriso in faccia e gentilezza a carrettate.
Così, quando il poveretto è tornato in Svezia e si è ritrovato in mezzo al mondo del fai-da-te-che-fai-per-tre, dove nessuna ragazza al mondo ti degna di uno sguardo e tanto meno si sogna di farti un sorriso, ha subito uno shock culturale al contrario. Ha iniziato a lodare il Giappone e a sputare sull’equità Svedese in cui a volte non si capisce bene chi sia l’uomo e chi la donna. Perchè, siamo chiari, il mio amico (uomo) ha avuto parola d’oro per ste Giapponesi che lo incensavano ma non ha potuto dire lo stesso dei ragazzi, che invece erano un po’introversi e non così caring, mannaggia a loro.
La ragione del suo viaggio in Giappone non era fare esperienza della gentilezza nipponica, ma accompagnare un suo amico in un viaggio in cui avrebbe rivisto la sua fidanzata, Giapponese ovviamente, incontrata qui in Svezia e ora ritornata al paese d’origine. Non entrerò in dettaglio di ciò che sono venuta a sapere sulla relazione ma il mio amico ha riportato quanto lei fosse prodiga in offrirsi per massaggiare mani e piedi quando il suo lui era stanco, senza volere mai niente indietro. Il suo ragazzo, Svedese, accettava questi servigi ma alla lunga è venuto a domandarsi se fosse lecito o meno e soprattutto se non fosse il caso di ricambiare il favore.
Potrei andare avanti per pagine a citare esempi di ragazze che ho conosciuto qui in Svezia che facevano l’impossibile e il più che impossibile per far contento lo stronzo di turno, che magari se ne approfittava e prendeva il benefit senza dare niente in cambio, ne un gesto fisco e nemmeno un sentimento.
Innumerevoli volte mi è capitato di sentire altre persone tessere le lodi di queste paladine del faccio tutto io (mentre io mi sono dovuta sbattere per far capire ad ex morosi che i piatti non si lavavano da soli) anche da insospettabili uomini tutti d’un pezzo di legno massello made in IKEA.
Il mio dubbio a questo punto, è che magari a ‘sti Svedesi uomini gli abbiamo stracciato le palle con il femminismo, l’uguaglianza dei sessi (jämställdhet), con l’obbligo di dividere i giorni liberi per la gravidanza tra la madre e il padre, facendogli accollare di fatto le cure del bambino e non delegando il cambio del pannolino alla vaginomunita di turno. Che sia per questo che si invaghiscono di occhi esotici che gli massaggiano i piedi e che hanno sempre tutto dove deve essere, pronte a scattare per il più insulso desiderio di questi uomini che si sentono proprietari del proprio fallo solo se c’è qualcuno che si riduce a qualcosa che vale meno di loro?
Questi non sono uomini ma maccheroni.
Avere qualcuno che ti serve e riverisce potrà anche essere bello, ma secondo me alla lunga è mortalmente noioso! Io non credo molto nella parità dei sessi (poche palle, io un bambino non lo posso fare e non saprò mai cosa vuol dire sentire crescere qualcuno nella mia pancia, nè quali sentimenti derivano da questo), mentre credo nella parità delle persone. Per cui se in un rapporto a due c’è qualcuno che si sente sacrificato… beh, c’è qualcosa che non va.
D’accordissimo.
Il mio problema è quando nessuno si sente sacrificato (perchè gli hanno detto che si fa così, punto e basta) e qualcun’altro se ne approfitta.
Ben tornato dalle vacanze, neh 🙂
Beh, se nessuno si sente sacrificato il problema non dovrebbe esistere, no?
Grazie del bentornato, neh! 🙂
E’ un po’ come dire che se uno sfrutta il lavoro minorile e i bambini sono contenti di lavorare allora va tutto bene. Non dico che sia la stessa cosa ma è sicuramente una questione spinosa.
Beh, si. È chiaro che ci deve essere equilibrio e libertà.
Però siccome la cosa è soggettiva, non è facile.
Altrimenti anche le monache di clausura o Madre Teresa non potrebbero sacrificare/aver sacrificato la loro vita per qualcosa che ritenevano più importante.