Piccolo Spazio Pubblicità
(e questo era 17 anni fa, per dire…)
Avevo sbrodolato una cosa lunghissima su cosa votare, perchè e per come. L’ho cestinata e voglio scrivere solo di un piccolo aneddoto.
Era l’Aprile del 2006, il lunedì delle elezioni. Dopo un ottimistico exit-poll che dava la coalizione guidata da Prodi in vantaggio del 135% su tutti gli avversari di tutto il mondo, si arrivò in serata al vantaggio in Senato di Forza Italia, o il Popolo delle Libertà, o la Casa della Libertà, o come cazzo si chiamava quell’anno tanto ci siamo capiti. Mentre si consumava questo sfacelo, io alle 20.30 di quella sera ero sul divano davanti alla televisione a piangere calde lacrime perchè non ritenevo possibile che gli Italiani avessero votato quell’imbecille e che ce lo saremmo dovuti sorbire per altri cinque anni. Io piangevo proprio con i lacrimoni che sgorgavano e non riuscivo a fermarmi. Per dire quanto non mi avesse già snervato sette anni fa.
Ad oggi la mia immaginazione, seppur fervida, non riesce a concepire come esistano ancora persone su questo pianeta che gli affiderebbero il cane da pisciare, figuriamoci mettergli in mano un paese da governare. Ma tant’è: mia nonna diceva sempre che il mondo è bello perchè è vario.
Io quest’anno per votare devo prendere due aerei e quei santi dei miei genitori mi devono scarrozzare da e per l’aeroporto, per farvi capire quanto mi sbatto per mettere sta sacrosanta crocetta.
Alle 15 di Lunedì, quando si chiuderanno i seggi e verranno rivelati gli exit-poll, io sarò all’aeroporto in coda per imbarcarmi sul volo di ritorno. Se ci tenete alla mia dignità e non volete che io faccia tutto il volo a piangere sulla spalla del mio vicino di sedile (che mediamente è un grande obeso o una coppietta che abusa di desinenze come -pucci, -ccino e -lletto), allora mettetevi una mano sul cuore e fate ciò che è in vostro potere perchè quest’anno non si perpetri un altro abominio al buon senso collettivo.
E votate bene, mi raccomando.
Io, quella maledetta sera di aprile, son rimasta fuori dal mondo per qualche piacevole ora, in compagnia di Capossela e del pubblico pagante dello Smeraldo.
Poi, una volta fuori, ci ho messo un po’ a capire come fossero andate le cose.
Quanti brutti momenti abbiamo passato!
Vediamo di impegnarci a dovere tutti, questa volta.
Buon voto da Iride e Laura di Piano, non spingete – il pastificio che, nel frattempo ha chiuso i battenti.
Espatriamo per davvero! Ma non veniamo in Svezia: andiamo in Islanda!
Buona fortuna in Islanda!
applausi
Amari ma applausi