Maglione infeltrito, bel maglione, non è colpa tua.

(da leggere come Phoebe canterebbe “Gatto rognoso“) 

Chiamami un’irresponsabile proprio. Cielo, uno crede che dopo sette anni di vita più o meno indipendente si sia in grado di portare avanti le faccende base di casa e invece è sempre bello essere smentiti.

La settimana scorsa, presa da un inusitato moto da casalinga, complice una recente sovraesposizione a Mad Men, mi sono messa a fare lavatrici a tutto spiano. Lava i colorati, le scarpe, i bianchi, i giallini (che non so mai dove vanno messi!) e i maglioni. Ecco i maglioni, per l’appunto o per la miseria: ebbra di ammorbidente ho lavato i maglioni a 40 gradi e con una vigorosa centrifuga, per non sbagliare. Il bilancio finale di questa Caporetto della fibra è un 2-2, due superstiti si sono salvati senza battere ciglio, usciti come nuovi e altri due hanno fatto come quando ridimensioni le foto in word: mantiene le proporzioni ma rimpicciolisci.

Prima che mia madre arrivi su questo blog accidentalmente e decida di disconoscermi su due piedi, vorrei precisare che non sono diventati taglia Barbie, ci entro ancora, ma adesso ho le maniche a tre quarti e se mi devono fare una radiografia lo posso tenere su che tanto si vede già tutto quello che c’è sotto. Son comodità, eh. I maglioni che sono rimasti offesi sono un mega cardigan grigio, che va bè pace, e un maglione giallo misto cashmere di H&M che ne hanno messi in commercio 10 esemplari al prezzo di uno sputo e tre quarti, chiunque mi ha chiesto dove l’avessi comprato, nessuno l’ha trovato più e sono ancora a rosicare. Madre, se ci sei respira lentamente! Non ti preoccupare che adesso si aggiusta tutto. Non c’è nulla da temere perchè ho trovato la soluzione: ho cercato su Google “Maglione infeltrito rimedi”.

Già in altri tempi Google aveva dato prova di essere un ricettacolo di donne diversamente abili nelle faccende domestiche che si affidano ciecamente ai consigli di sedicenti nonne che ti spiegano come svangarla anche da questa ennesima palude di merda fissa. Come quando avevo voluto fare i cupcake e ci avevo messo una spatolata di bicarbonato che se li mettevo in acqua facevano come la citrosodina; come quando avevo preso, io che cucino sciapissimo da 27 anni, l’impasto della pizza supersalato; come quando qualcuno aveva rovesciato un calice di vino rosso sul muro bianco della cucina e sembrava ci avessi sgozzato un agnello davanti a quel muro. Insomma, Google è l’oracolo e la panacea di tutti i mali quando mi vengo a scontrare con la mia difficoltà a vivere quotidiana.

Come ogni cosa che si trova sull’internet però i consigli vanno presi un po’ con le pinze. Per esempio, a questo giro ho trovato che dovrei immergere il mio amato maglione alternativamente in:

  • acqua con bicarbonato e poi sciaquare con acqua e glicerina. Questa del bicarbonato è una malattia che ci dobbiamo fare passare, visto che la mia coinquilina ci sta sturando gli scarichi con il bicarbonato, e poi io la glicerina da dove la cago fuori?
  • un giorno in ammollo con acqua e qualche cucchiaio di ammoniaca, che nei miei 60 metri quadri di casa una roba del genere è peggio del gas nervino. Per una morte più rapida ho trovato anche due ore in metà acqua e metà ammoniaca
  • versare acqua a 80 gradi sul maglione (che sentirete piangere come un’aragosta quando la mettete in pentola) e poi mettere un po’ di ammorbidente. Se questo non funziona, contrariamente a chi dice che cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, si può sempre torturare il maglione cuocendolo a fuoco lento, ma senza farlo bollire che se no non c’è gusto, assieme a del balsamo per capelli
  • se siamo in versione McGiver, preparare 10 litri di acqua, mezzo cucchiaio di alcol, uno di trementina e 3 di ammoniaca, che se per caso il maglione si ripiglia possiamo morire felici nelle sue braccia
  • il più sobrio dei rimedi dice di lasciarlo per 2 ore con un quarto di latte e tre quarti di acqua fredda. Santa Cleopatra, aiutaci tu!

Visto che questo è un post di pubblica utilità, consigli, anche più balenghi dei precedenti sono ben accetti.
Ma anche i pat pat di compatimento sulle spalle vano bene.

  1. Clohe

    Mi spiace, io proprio oggi ho visto per la prima volta cosa fa la lavatrice quando l’accendi (prima avevo quelle che si caricano dall’alto, senza oblò).. Rimane tutt’ora un mistero..
    Il sale mi dimentico di metterlo, quindi la gente mi odia perchè mangia per lo più cibo insipido che sa di cartone.
    Sinceramente non so se il processo sia reversibile, le cose si stringono e poi vaffanculo. Non hai dei nipoti, amici con figli? 😐

  2. areykjavikconloscotch

    Certo che son tutti procedimenti affascinanti! Non saprei quale scegliere.
    Ti posso mandar su anche il mio lopapeysa? Giusto qualche giorno fa, anche io sono stata travolta dalla spin fever (ovvio: sei in Sardegna, stai tutto sommato a 13 gradi, la vegetazione è ancora lussureggiante… cosa vuoi fare, se non adagiare nella lavatrice dei maglioni di lana di pecora islandese da ottanta kg? Ah, la previdenza! Il non saper stare con le mani in mano!).
    Non so cosa sia successo: il lopi, dallo splendido maglioncione che era, è uscito dalla lavatrice grande giusto giusto per farci due presine.
    No, ora esagero., via.
    Diciamo che anche io, quando sarà il momento di ricorrere all’amato lopi, mi improvviserò fan della manica a tre quarti.
    A meno che uno dei succitati brillanti rimedi non funzioni!

    • Frou Svedese

      No, il lopi no!!! Che se già, senza offesa per il lopi, sembra un maglione infeltrito anche nel suo giorno più splendente mi chiedo come sembri post-infeltrimento. Dopo attente elocubrazioni ho deciso di provare prima quella del latte, non appena trovo un minuto per andare al supermercato a prenderlo. Al momento mi sfuggono le basi scientifiche per cui il latte dovrebbe disinfeltrire un maglione ma per questa volta vorrei accantonare i miei fermi propostiti illuministi e essere un po’ più strega durante l’inquisizione spagnola. Ti faccio sapere che succede e se c’è speranza per il lopi!
      PS: tutto bene in Sardegna?
      PPS: non so con che sfoglina sto parlando ma qui Spotify mi continua a dire che Springsteen Bruce rilascia singoli su singoli senza posa, anche se probabilmente questa la sapevate già!

      • areykjavikconloscotch

        Ti posterei una foto del lopi, ma ho timore di ferirlo a morte.
        Quanto al latte, non credo di essere la persona adatta per darti consigli. Da ragazzetta, un giorno, ci ho “pulito” un LP. Mi pareva di ricordare che sfregare un batuffolo di cotone imbevuto nel bianco alimento sul vinile fosse un toccasana per i leggendari solchi (convinta proprio di averlo letto da qualche parte!).
        Invece li ha spianati, i solchi. Lasciandomi tra le mani un disco moschicida.
        Addio, compilation “Festival di Sanremo 1983”! Addio, “Complimenti” di Stefano Sani! A mai più, “Eterna malattia” (canta… Bertín Osborne!). Mi manchi, “Una catastrofe bionda” di Marco Ferradini!
        Ma, soprattutto, mi è toccato tirare a campare fin qui senza più poter ascoltare “Chì chì chì, cò cò cò” (curucurucurucurucurucù qua qua, vogliamo ricordare) di Pippo Franco.
        Che vita triste!

        p.s.: insomma, in Sardegna va un po’ così. Siamo tornate nel Paese della rassegnazione e personalmente preferirei ripartire. E lassù come va?
        p.p.s.: parli sempre con la saggia bergamasca Springsteeniana! E, Bruce mi perdoni, questa “operazione nuovo album” mi sa un po’ di sòla da contratto discografico. “High hopes” già l’aveva incisa. Nuova versione di “The ghost of Tom Joad”, grazie, ma andava bene la prima. Tutto questo rivisitare cose vecchie, questa smania di buttar fuori dischi ogni anno… non so.
        Spero di sbagliarmi, però!

      • Frou Svedese

        Secondo me il latte ha fatto quasi bene a rovinarti deliberatamente quel vinile anche se, come per il maglione, mi sfuggono le basi scientifiche di tale avvenimento. Per questo credo che fosse un problema personale tra il latte e Pippo Franco.
        PS: mi spiace che la Sardegna sia il paese della rassegnazione e spero di rileggere presto dello scotch a Reykjavik (o chissà dove!). Qui va, nel senso che passa il tempo e io non me ne accorgo. Per il resto, un po’ senza infamia e senza lode, tanto che mi metto a scrivere di maglioni.
        PPS: sentivo l’odore di sola. Ho ascoltato Dream Baby Dream perchè il mio Spotify me l’ha schiaffata in home page con Springsteen Bruce che veniva portato in un trionfale crowd surfing in mezzo a bilioni di fans in delirio: ecco, potevo vivere benissimo anche senza ascoltarla. Anche Bruce ha bisogno del fondo pensione!

    • Frou Svedese

      Troppo tardi! Perfida lavatrice che non si accontenta del mio detersivo “Via!”.
      Secondo me quelli di Mad Men non hanno mogli che gli infeltrivano i maglioni, anche perchè, visto l’andazzo, le ripudiavano in caso avessero perpetrato tale scempio!

  3. roceresale

    Ahahahaha. Lassa stà. Ora che faccio ti dico che i maglioni si lavano una sola volta meglio d’estate prima di metterli via, rigorosamente a mano, acqua fredda e stenderli orizzontalemente al sole? Mi sembrerebbe di infierire, a dirtelo. Infierire sull’infeltrire.

  4. superbalduz

    Una volta sono riuscita a sfeltrire (o disinfeltrire, o defeltrire? Boh) un maglione! Però non mi ricordo come ho fatto. Forse acqua fredda e millemila litri di coccolino? O l’ho stirato con ferro non troppo caldo mettendoci sopra un panno bagnato? Tu intanto inizia con gli esperimenti, io chiedo a mia mamma e poi ti do informazioni più precise! Alla peggio spediscimeli qua, che Natale avanza a grandi passi e io devo ancora comprare i regali per i miei cinque cuginetti in età scolare!

  5. Frou Svedese

    Non vorrei dirlo troppo forte, che poi i maglioni mi sentono, si risentono e tornano come prima, ma POTREI avere sfeltrito un po’ il maglione di cachemere dopo il bagno nel latte. Tu comunque sguinzaglia i tuoi informatori che i consigli sono sempre ben accetti!

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