Don’t waste your time waiting
Disclaimer: a seguire ci saranno parole di quasi 20 lettere senza un apparente significato. Si sconsiglia la lettura ai deboli di cuore.
Ore 7.58 esco di casa, sicura di quella sicurezza che hanno solo gli stolti.
Ore 8.12 arrivo all’ufficio personale dell’Università e chiedo di Bo Persson. Mi dicono che è in vacanza. Come in vacanza?! Mi doveva preparare un documento! Ah… Come ti chiami? Frou Svedese. Sì… Ci ha lasciato una busta per te.
Grazie mille. Grazie Bo Persson. Mi hai fatto prendere un colpo ma grazie.
Ore 8.30 arrivo ad Arbetsförmedlingen, l’ufficio della disoccupazione Svedese. Tutti iniziano a lavorare alle 8 in Svezia. Tutti, ma non quelli di Arbetsförmedlingen che invece aprono alle 9. Aspetto in una sala d’aspetto calda.
Ore 8.58 con un sorprendente anticipo si aprono le porte dell’ufficio. Una decina di persone attendono ai cancelli tipo concerto a San Siro all’apertura delle porte. Una signora invece di controllare i biglietti ci smista verso i vari uffici. Io vado alla registrazione dei nuovi disoccupati.
Ore 9.02 incontro Sebastian. Mi chiede un documento. Gli do il passaporto. Lo guarda ma si vede che non è soddisfatto. Sarà la foto terribile? Mi chiede se ho un personnummer (tipo codice fiscale). E certo che ce l’ho! Vuoi che te lo reciti a memoria? No voglio un documento con su il personnummer. Ecco quello non ce l’ho. In 5 anni in Svezia nessuno me lo ha mai chiesto. Frou, non ti preoccupare. Giusto dall’altra parte della strada c’è Skatteverket, l’ufficio delle tasse. Te lo rilasciano loro un Personbevis.
Con le palle girate mi alzo e attraverso la strada. Tutti le persone iniziano a lavorare alle 8 in Svezia, tranne quelli di Skatteverket che aprono alle 10.
Mentre la mia fiducia nell’umanità inizia a vacillare vado a cercare un posto caldo in cui aspettare fino alle 10.
Ore 9.20 scopro che anche i bar in Svezia aprono alle 10. Tranne i pressbyran e i seveneleven che però latitano nella zona in cui sono. Trovo una pasticceria sgangherata e prendo un caffè, io che il caffè non lo bevo mai. Inizio a sospettare che possa diventare una lunga giornata e avrò bisogno di ogni connessione sinaptica per sopravvivere alla burocrazia Svedese.
Ore 9.52 con un po’ di anticipo sono davanti a Skatteverket. Ma proprio davanti alla porta come un questuante. In un improvviso sprazzo di positività penso che poteva andare peggio. Poteva piovere.
Ore 10.28 piove. Però nel frattempo una signora di Skatteverket mi ha stampato in 5 secondi 5 il Personbevis. Sebastian e il suo petto villoso hanno redatto un piano per i prossimi 4 mesi con la strategia per trovarmi un lavoro. Più o meno dice che devo cercarmelo da sola e mandare curriculum in giro. Per fortuna che c’è Sebastian e tutti i suoi peli. Racconto a Sebastian che io però non voglio rimanere in Svezia mentre cerco lavoro ma dice che a lui non interessa. Che il suo lavoro è registrarsi e mettermi al corrente del suo brillante piano di lavoro e di cosa devo fare quando sono registrata ad Arbetsförmedlingen. Mi passa una brochure con tutto quello che c’e da sapere, dal titolo “cosa farai domani”. Cosa farò domani? Quello che ho fatto oggi? Cercare di conquistare il mondo? Del domani non v’è certezza. E forse non v’è certezza nemmeno dell’oggi.
Ore 11.46 arrivo a casa ma non è ancora finita. Nel frattempo ho incontrato per strada una mia amica, fatto la spesa e stampato il biglietto del concerto di Sharon van Etten (ah, ecco cosa farò domani!). Più importante ho inviato parte della documentazione a tale Magnus F. dell akademikernas erkända arbetslöshetkassa (a-kassa per gli amici). La documentazione è stata inviata a mezzo postale, come le migliori lettere dei soldati nella seconda guerra mondiale. Svezia, capisco l’arretratezza dei paesi del sud Europa ma da te mi aspettavo qualcosa di meglio. Uno scanner e una bella mail, no? Con tutti quei computer che avevi ad Arbetsförmedlingen non potevo mandarla via mail? No. Quelli vogliono l’originale con la firma dell’unico ed inimitabile Bo Persson (che sarebbe un po’ un Mario Rossi in salsa Italiana visto quanto è comune questo nome e cognome).
Ore 14.05 ho finalmente finito. Ho telefonato pure a Magnus F. che mi ha fatto la pausa pranzo più lunga del mondo ma poi è tornato e dopo avergli notificato i miei quasi successi con la burocrazia svedese gli ho detto che io sono in partenza. Ciao Svedesi, arrivederci a fanculo.
Che alla fine non è la cronaca di questa mattinata a contare ma tutti i giorni in cui ho chiamato qualsiasi ufficio per cercare di mettere insieme le informazioni lacunose che ho trovato sui siti istituzionali, ovviamente tutte in Svedese. È un riassunto dei giorni passati a non avere idea di in che giorno avrei finito di lavorare (anche questo è stato un mistero per un po’!), in che giorno me ne sarei andata e se avrei usufruito o meno di uno sussidio di disoccupazione.
Mi sono fatta venire dei travasi di bile perchè per ottenere il sussidio all’estero, solo per 3 mesi invece che 12. La regola dice che devi aspettare da disoccupato su suolo svedese per 4 settimane prima di potertene andare, mentre la vita fuori dalla Scandinavia va avanti. Queste 4 settimane si possono evitare se tu segui il partner, con cui hai convissuto, perchè lui ha ottenuto un lavoro altrove. Io mi trovavo in una terra di mezzo: il “partner” lavora già altrove e abbiamo convissuto per un mese. Provare che noi avessimo davvero convissuto era un’impresa titanica (niente contratto, a meno che non lo scriva io di mio pugno!). Che facevo? Gli portavo gli scontrini della spesa? Era chiaro che una spesa del genere è per due persone e una pure di bocca buona (lui). E se poi vogliamo andare a fare i precisi, lui non ha trovato un lavoro altrove ma il lavoro già ce lo aveva. Perchè il partner lo puoi seguire ma mica raggiungere.
Per un paio di giorni qualche settimana fa ho fatto cento telefonate, raccontato la mia situazione, detto in Svedese che le loro regole sono molto stupide. In tutta questa frenesia ho perso di vista l’obiettivo, essere felice.
È chiaro che stramaledire persone che nemmeno si conoscono al telefono non aiuta, non è d’aiuto nemmeno rimanere in Svezia da sola per un mese e mezzo, nel mese in cui pare si possa toccare un nuovo record per il minor numero di ore di sole (che culo!). Rimanere in Svezia per cosa? Per avere due spicci in più per tre mesi in cui cerco lavoro? E se il lavoro lo trovassi di qui a poco? Che cosa avrei fatto del mio tempo libero? Sarei rimasta a fare la maglia come una Penelope Svedese, in attesa che i tempi fossero maturi? E se non mi capitasse più un’occasione del genere? E se… E se…
E se invece prendessi in mano le redini, mandassi a quel paese gli Svedesi e facessi un po’ quel che mi pare?
Volevo essere la Giovanna D’Arco dei disoccupati, il Braveheart di quelli che non ricevono il sussidio per delle capziosità ma forse certe battaglie non valgono la pena di essere combattute.
Ciao Svedesi, ciao. Me voy…
Il tuo articolo cade a pennello, dopo un sabato passato a sentirmi dire che all’estero il lavoro ti cade addosso. Si dovrebbe farlo leggere a molte persone che pensano che per trovare il paradiso, basti sconfinare…
Questa ggente che va a “Allestero” e trova subito lavoro… sono pazzeschi!
Porta pazienza!
Io li manderei tutti, così qui restano più posti! 😉
Non si sopportano proprio!
Ammazza come siamo sagge e coraggiose e filosofiche. Ma la destinazione si intuisce dalle conclusioni, o la terrai nascosta? 🙂
Tutta questa saggezza (davvero?!) viene con il dottorato. O forse con la fine del dottorato e la realizzazione che non è tutto lì.
La destinazione si fa intendere dal finale… Sto lavorando ancora sul titolo del blog 😉
Meno male che hai aggiunto “con la fine del dottorato”, che già mi stava prendendo l’ansia da prestazione professional.
Ma che spettacolo, le nuove prospettive. In bocca al lupo 🙂
Ciao Frou, avevo trovato il tuo blog cercando tra quelli degli italiani in svezia, ora da appartamento svedese mi diventa appartamento… :-)?!?
Il titolo del tuo post è quantomai profetico per me oggi, I’m seriously wasting my time on a Swede in particular, and it’s time to stop. quando ero a Birmingham per lavoro ho visto questa scritta: live life to the fullest, e sicuramente aspettare non rientra nella categoria del vivere la vita nella sua pienezza..
Spero di seguirti nel tuo prossimo appartamento.. tedesco? Francese? Portoghese? 🙂
Ciao! Qualche indizio sulla prossima destinazione la si capisce dal finale ma sarà una cosa temporanea 🙂
Sì, concordo che gil Svedesi sono un po’ una perdita di tempo… Dopo 5 anni mi sono arresa all’evidenza e ne ho trovato uno italiano, per dire.
In bocca al lupo e non aspettare!
Allora nei prossimi giorni mi alambicchero per capire se vai a madrid o barcellona 😉
In bocca al lupo!
Crepi!
Ciao, in che senso gli svedesi sono una perdita di tempo? Prego, spiegati meglio, sono curiosa di sapere il tuo punto di vista.
Io sto felicemente con un danese da anni. Sarò normale o solo un po’ crucca? 😉
Uh, che annosa questione. Una tale domanda meriterebbe una risposta molto lunga. Diciamo, semplicisticamente, che sono un po’ senza palle. Cioè, bella l’uguaglianza e il pappa ledig e però figlio mio se ti faccio una domanda dimmi sì o no. Se mi ti struscio fammi capire da che parte stai. Non posso fare tutto io, cribbio. Si è capito?
Comunque, donna fortunata!, tu stai con un danese e quindi tutto quello che ho scritto sopra non si applica. (Si capisce che io tifo per i danesi?)
Eccomi qui, che casco subito nel post “trappolone per Springsteeniani”.
Sii felice, ovunque tu stia andando!
p.s.: il blog lo porti avanti comunque, sì?
Eh lo so… Ho fatto l’inghippo per i fan di Bruce Springsteen. A mia difesa devo dire che era una citazione pertinente.
Il blog ha avuto un crollo verticale dei post in quest’ultimo periodo ma per il momento do la colpa alle troppe cose da fare e spero di continuare ora che sono un po’ meno incasinata.
E voi? Dove siete nel mondo?
Eh, noi dovremmo partire per Londra domenica, un po’ alla cieca. Can you feel the entusiasmo?
Deduciamo, dal finale del tuo post, che non calpesteremo lo stesso suolo nemmeno stavolta.
O forse sì, se le tue zie sfogline anziane stravolgono i piani all’ultimo momento! Chissà!
No, I non feel the enthusiasmo. Perchè? Non vi piace Londra? Comunque io ho appena finito di mandare 2 CV a Cambridge, quindi non disperate che magari ci troveremo davvero nel paese dalla guida a sinistra.
Un grosso in bocca al lupo a tutte e due! 🙂
I love you and I love tutto quello che hai scritto qua sopra.
Ovvio, tu lo sai come la vivo io la Svezia e sai cosa avrei fatto nella tua situazione: non appena agguantate tutte le lettere di referenza possibili e immaginabili (lavoro, proprietari di casa, ufficio delle tasse…) me ne sarei andata correndo, anche a nuoto!
Tu non sei come me (per fortuna soprattutto tua!), perché tu in qualche momento alla Svezia hai pure voluto bene (cosa invece non del tutto vera per me) e non vuoi andartene senza avere qualcosa in cambio. Capisco.
Ma fregatene!
Chi se ne frega del sussidio!
Prendi la maniglia, troverai lavoro sicuramente subito e se non lo troverai farai qualcosa per mantenerti nel frattempo, però vicino alla persona che ami e che non vedrà l’ora di riaverti vicina!
(Scrivo e pubblico senza aver letto i commenti, ora mi aggiorno: magari sei già partita, allora questo prendilo come avallo! 😉 )
Sono ancora in Svezia, ancora per poco! 🙂
Grazie per l’avallo, ero già bella convinta per conto mio ma fa piacere sapere che non sono l’unica a pensarla così.
Tu tieni duro in Svezia. Mi ha detto la mia coinquilina che c’era il sole lo scorso fine settimana… Non potrà andare sempre così “lagom”. E se propri dovesse perseverare nella sua mediocrità, ti auguro di prendere presto anche tu un aereo solo andata.
Un abbraccio
Sei nata durante i mondiali del Messico? 1970. 44 anni suonati, senza fissa dimora senza lavoro fisso, senza un uomo. Tante idee, tanti titoli di studio, ma in mano solo un un pugno di mosche. Che tristezza. Tanto valeva rimanere a Piacenza. Se ci ritorni ti offro da bere da medardo
Per dipanare qualche dubbio, ho 28 anni (Messico 86), ho un ragazzo e, sì, al momento non ho una casa vera e propria e non ho un lavoro.
Però anche se fosse come dici tu, 44 anni, single e spiantata, non me la meriterei ugualmente una birra da Medardo? 🙂
Che classe!! Cercherò di non intristirmi troppo Walter anche se per I tuoi standard rientro nella categoria dei falliti. 🙂
Cara Frou, quando torni sul suolo italico ti aspetto a parma per condividere le nostre tristi esistenze! 🙂
arrivo sul post con scandaloso ritardo, eppure a mia discolpa posso dire di essere abbastanza “a proposito”. senza saperlo, stavo già seguendo il consiglio contenuto nel titolo 😀
I’m trying to use findjobj to get the java handle for a toolbar uitbogleouttgn. It does not find the handles for the button. When I call the function like this: findjobj;it finds the toolbar button. Why is this and is there a way I can modify findjobj to directly find toolbar buttons?