Piccoli reporter – Andalusia edition

Prima, anzi mentre!, tutto il cataclisma del nuovo lavoro si stava manifestando, io e quell’altro siamo andati a farci una settimana di vacanza in Andalusia. Per quanto mi riguarda, l’Andalusia non era certo uno di quei posti che volevo vedere assolutamentevolissimevolmente. E forse, quando uno parte senza aspettative è il momento in cui rimane maggiormente colpito.

Prima di andare al succo della vicenda e raccontare con supporti visivi il viaggio ci sono una serie noiosissima di disclaimer che devo proprio fare.

1. Quando dico che sono andata in vacanza in Andalusia non voglio dire davvero che ho visitato l’Andalusia nel suo intero. Sono stata a Granada, Cordoba e Siviglia. Basta. Che è come dire “Sono stato in Italia. Ho visto Venezia, Firenze e Roma”. Però a mia discolpa va il fatto che avevamo poco tempo e che ogni nostro tentativo di andare fuori dal seminato dei percorsi turistici convenzionali è stato cassato senza pietà. Come quando volevamo andare in un parco naturale al delta di qualche fiume e l’unico modo per entrare in quel parco era con un tour guidato su un pulmino insieme ad almeno altre 10 persone. Tour di gruppo? No, grazie. Tieniti pure i tuoi uccelli rari e le linci iberiche che io vado in un posto qualsiasi ma almeno nessuno mi dice dove devo andare e quando.

2. L’Andalusia mi è piaciuta. Per quanto si sia ancora in Spagna, sembra davvero di essere in un posto lontano. Quindi giudizio molto positivo sul posto in sè. A fare sì che il viaggio sia ancora più riuscito, ci sono tutte quei chili di tapas che ci siamo scofanati. Roba che se mi vedesse la mia pediatra, la quale si struggeva per la mia inappetenza, le prenderebbe un infarto. Mentre a me l’infarto mi avrebbe potuto prendere per ragioni fisiologiche. Tipo dopo un doppio misto crocchette di jamon + melanzane fritte con il miele. O dopo la torta Ines Sastre con il pollo al curry sopra. O per quel tortino al cioccolato con la salsa al limone. Ma invece sono sopravvissuta e mi chiedo come gli Andalusi non possano avere dei valori del colesterolo alle stelle per il cibo che si ritrovano.

3. Il mio ruolo in questa vacanza è stato di fare la persona colta. Io ero quella che si leggeva le brochure, la guida e (addirittura!) la mappa. Lui faceva il figo con la macchina fotografica nuova e mi chiedeva i bigini di quello che stava fotografando. Quindi, ogni foto che vedrete di seguito è stata fatta dal mio cellulare scarsissimo, mentre brandivo un’audioguida e/o un mazzo di depliant. Per questa ragione, se all’ascolto abbiamo uno di quelle persone magnanime che regalano macchine fotografiche ai blogger così perchè gli avanzano, vorrei dire a quella persona che io un po’ me la merito. Pensa, o tu regalatore di macchine fotografiche, a cosa avrei potuto fare se invece di scattare una foto dal telefono con una sola mano avessi potuto usare due mani e mi fossi pure messa a inquadrare il soggetto della foto in grazia di Dio. Meditate, regalatori, meditate.

4. L’idea di fare un post con le foto delle vacanze mi è venuta a Cordoba, l’ultimo giorno della vacanza. Ergo ci sono millemila foto di Cordoba. Abbiate pazienza.

E ora che ho fatto le dovute premesse ecco il reportage fotografico, che mi fa tanto ti faccio vedere le diapositive delle vacanze ma comunque.

  1. nicogio

    Cara frou iberico-svedese, il reportage fotografico (ed i relativi commenti esplicativi) è davvero moto bello. Mi hai fatto venire voglia di fare un giro con i miei marmocchi da quelle parti.

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