Etichettato: 2013

NON propositi per il nuovo anno ma opere di bene/2

La seconda opera di bene per il prossimo anno dice che, per citare nientemeno che Anna dello Russo, I need a fashion shower.

Che non vuol dire che il mio prossimo acquisto saranno questi stivalissimi infravaginali, nè tantomeno sento il bisogno di andare in giro con una poiana impagliata tra i capelli. Nonnorononnonò!

L’epifania l’ho avuta qui in Olanda, dove ogni mattina esco di casa e prendo l’ascensore. Come in ogni ascensore che si rispetti, anche in questo c’è uno specchio il quale, impietoso, ogni mattina mi riflette. E riflettimi oggi che ti rifleggo domani mi sono resa conto che io la mattina esco di casa che nemmeno un caso disperato di Ma come ti vesti?.

(A questo punto vorrei far notare come in meno di dieci righe abbia già citato ogni icona della moda nazional popolare, dimostrando una certa conoscenza in materia, seppur solo teorica. E ho appena cominciato con questo post vanesio!)

Dicevo che ho realizzato che alla veneranda età di 26 anni, 27 il prossimo Maggio, sarebbe anche il caso che mi dia una sistemata la mattina. Non dico di andare a lavorare in tailleur, che non è proprio il caso visto quello che faccio, ma almeno di impegnarsi un po’ a scegliere cosa ci si butta addosso per una giornata qualunque.

A questo punto se fossi in un qualche pseudo-reality show in cui viene messo alla berlina il mio stile, mi difenderei dicendo che io mi vesto comoda, e da quanto ho capito da fugaci sovraesposizioni a Real Time, i vestiti comodi sono l’anticristo del fashion.

Se devo sbilanciarmi e fare delle promesse, arriverei al compromesso di essere “un po’ meno comoda”. Che equivale a dire che d’ora in poi basta comprare i cardigan larghi e senza forma chè tanto sotto a un cardigan ci butti una maglietta a caso e siamo a posto; basta con gli scarponcini con il pelo sempre e comunque chè non sono uno sherpa e non ascendo pendii per guadagnarmi da vivere; e soprattutto basta a uscire di casa così nature.

Non sono solita usare trucchi la mattina per uscire di casa (e non sono troppo solita nemmeno a usarli nel fine settimana, fatta eccezione per un velo di ombretto messo male, matita nera e mascara la cui applicazione mi è stata insegnata guardando Clio Make-up, ché io prima lo passavo come fosse una cazzuola).

Se devo dare delle motivazioni per questa opera di bene non sarò banale dicendo che lo faccio per me. Se fossi io a decidere, mi farei bellissima ogni volta che devo vedere qualcuno a cui tengo ma non vuol dire che questo accada ogni santa mattina.
Se lo voglio fare è per loro non per me. Vorrei che le persone mi prendessero un po’ più sul serio e credo che da parte mia devo far vedere che anch’io sono più seria, almeno esteriormente. Dentro rimango la solita combinaguai.

(Recenti acquisti, a dimostrare la mia serietà a riguardo:
1. Ankleboot con tacco 11 e plateau, che se viene sommato al mio già egregio metro e settanta mi porta ad essere la donna col torcicollo per via che l’altezza media dei miei parenti era 20 centimetri in meno della mia.
2. Una matita nuova (che l’altra l’avevo rovinata disegnando baffi ad una festa) e un ombretto.
3. Un cardigan largo, però prometto di usarlo con intelligenza e moderazione!

NON propositi per il nuovo anno ma opere di bene /1

Sì, lo so: sono in anticipo. Ma posso spiegare!

L’incombente apocalissi che ci inghiottirà tutti e buonanotte al secchio mi ha fatto pensare. Seppure sono donna di scienza, ad oggi non posso essere certa che ci sarà un 2013 quindi non posso privarmi del masochista piacere che c’è nel rimuginare su un anno di avvenimenti, soppesare ogni gesto e infine giudicare a ritroso se era cosa buona o meno. Io non sto proprio nella pelle, per cui inizio già ora chè tanto di cose da soppesare in quest’anno ce ne sono.

Però, il solo elencare gli errori fatti non è sufficiente. Un tempo lontano in cui abitavo ancora in Italia avevo una coinquilina molto saggia. Di fronte alla scena in cui io mi struggevo per l’ennesima storia andata male lei mi disse: “Frou, non preoccuparti. Con questo non è andata ma almeno adesso sai un po’ meglio cosa vai cercando, perchè lui ti piaceva. E ci saranno state pure cose di questo tizio che ti davano sui nervi, quindi hai imparato anche cosa non vai cercando. Che non è mica poco!”.

Io questa donna ancora ad oggi la amo proprio. E anche se questo successe nel 2008, ad oggi faccio ancora tesoro di queste parole e voglio guardare a quello che mi è successo nei mesi scorsi con un occhio critico e trovare dove era l’inghippo per non farlo più, o almeno provarci!

Forse è a questo punto in cui dovrei accennare al fatto che sono un’ipercritica e che potrei far andare avanti questo post per migliaia e migliaia di parole. Quindi mi riservo qui e ora il diritto di essere prolissa quanto mi pare e se super le mille parole interrompermi, chè non ho intenzione di bissare Guerra e Pace.

Dire meno “Sìssignore” e più “Sticazzi”

Iniziamo subito da un ostacolo non indifferente, perchè anche se io mi dilungo solo raccontando di quanto sia misera/divertente la mia vita di emigrante single non vuol dire che io non combini un cazzo tutto il santo giorno. Eh no! Io lavoro. E di solito quando dico che lavoro faccio con le ditina il segno delle virgolette perchè per certi aspetti sono ancora una studentessa ma vengo pagata profumatamente per studiare. Comunque, io lavoro, con o senza virgolette, e come tale ho dei capi. Una cosa che ho imparato da quest’anno è che i capi hanno il potere decisionale e in quanto tali ti daranno cosa devi fare e quando lo devi fare. Bene, ricordati che nel 90% dei casi i capi non hanno la benchè minima idea di quello che ti stanno chiedendo e di conseguenza non si ricorderanno cosa ti avevano chiesto.

Ergo, invece di scattare come un soldatino al minimo ordine più o meno assurdo impara a sorridere, annuire e pensa “sticazzi che lo faccio”. Soprattutto se ti chiedono di costruire una riproduzione 1:100 del Taj Mahal fatta di fiammiferi nel giro di una notte, metaforicamente parlando. Comuqnue, il giorno dopo ti chiederanno che fine ha fatto la Tour Eiffel costruita con i meccano, quindi tanto vale non sbattersi e concentrarsi su quello che realmente devi fare e non sugli attacchi di estro improvvisi.

Lo stesso vale per tutte le scadenze fissate senza una particolare ragione, se non quella di creare degli scompensi emotivi, le richieste dell’ultimo minuto prima delle vacanze, le e-mail ad alta priorità mandate il sabato mattina alle 7.30 e altre varie ed eventuali. Capo, io ho una vita sociale o almeno tento di averla. Mi piace il mio lavoro ma io non sono solo quello e se non ti va bene, bè… sticazzi!

Non credo sia un proposito facile da mantenere, è molto più facile scriverlo che non metterlo in pratica, soprattutto se penso alla mia sindrome da prima della classe che mi tormenta dal Settembre del 1992, o forse prima se contiamo i ruoli da indiscussa protagonista nelle recite dell’asilo. Comunque io ce provo!

Continua…