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L’imbarazzante momento in cui

Ovvero de l’arte della exit strategy.

Credo che ci sia il bisogno di queste righe perchè la filmografia americana di massa ci bombarda con brillioni di film in cui è tento facile innamorarsi. La trama è semplice ed è sempre la stessa: incontro, interesse, accidente, peripezia, lieto fine. Mischia le carte di Propp, mettile in un ordine a caso e butta un finale melenso che di sicuro non ti sbagli.

Perchè non va sempre come nei film, può capitare che tu esci con qualcuno e poi… non ci esci più. E davanti a queste situazioni si può essere del tutto insensibili, continuare a vivere la propria vita come se nulla fosse, incontrare l’ormai ex uscente e fare come se nulla fosse ma successo, oppure si può essere me.

Nel caso questo anno di blog non avesse ancora fugato il dubbio, me stessa è la causa prima di ogni complicazione della mia esistenza. Davanti a qualsiasi situazione sentimentale adoro crogiolarmi in centinaia di perchè e percome, analizzare ogni frase, sguardo, intenzione e infine affogare nelle mie stesse supposizioni. Se non vivessi ogni flirt come un’esperienza totalizzante probabilmente inizierei a preoccuparmi di avere un cuore morto (because a heart that hurts is a heart that works, cit. Placebo).

Di conseguenza, quando le cose con un uscente iniziano a stagnare e non si capisce se il capitolo ha da chiudersi o meno, io faccio quello che ogni ventiseienne con un discreto passato amoroso alle spalle farebbe: mi faccio prendere dal panico. Anni e anni di educazione sentimentale vengono gettati alle ortiche e se questo fosse una partita a scacchi, bè io inizio a fare mosse a casaccio, perchè se non puoi batterli almeno confondili!

Tra le (recenti) pensate di maggior successo terrei a menzionare le seguenti:

(e se questo fosse un programma televisivo ora andrebbe in onda quella scritta che dice, mi raccomando che non vi venga in mente di fare a casa quello di cui leggerete qua sotto. Ne va della vostra vita! Ma se volete farlo, procuratevi delle amiche senza scrupoli dotate di una videocamera.)

1. L’uomo invisibile

Quando vi trovate obbligati a condividere lo stesso spazio vitale, fingete che il vostro ex uscente non esista.

Ridete, scherzate, sorridete con qualunque bipede vi capiti a tiro. Animali sono ammessi, a patto che riusciate a mantenere un certo applombe, che non è che potete mostrarvi disperate e desiderose di attenzioni come un cane zoppo. Voi siete totalmente autosufficienti e in quanto tali state vivendo la vostra esistenza con successo anche senza di lui.

Ma non appena entra nel vostro raggio di interazione, ecco che scatta la mossa numero 2.

 

2. Il simpatico umorista

Adesso che avete dimostrato al mondo quanto la vostra vita sia altrettanto compiuta anche senza di lui al vostro fianco (in un patetico tentativo di attirare la sua attenzione non dandogliene, psicologia inversa 1.0) è possibile, seppur non certo, che lui possa avvicinarsi a voi in un raggio di due metri. La zona entro tale raggio verrà rinominata come il vostro cerchio di terrore. Un uscente che entra nel cerchio di terrore può voler dire tutto e niente, ma per la vostra mente ottenebrata dagli estrogeni avrà il solo effetto di far aprire quella coda di pavone a piena ruota. Se avete una quarta non vi devo spigare io cosa fare, in mancanza di quello dovrete puntare sulla simpatia e direte qualcosa di divertentissimo coinvolgendolo nella vostra oltremodo esilarante conversazione.

3. Fish eye

Quando il vostro charme avvolge tutto e tutti è il momento di essere lascivi e mostrare il vostro interesse non con le parole ma con i fatti.

Dunque, lanciate occhiate da un lato all’altro della stanza per individuarlo e quindi puntare il soggetto, sperando che anche lui volga lo sguardo verso il vostro. La vostra espressione non deve far trapelare nessun sentimento in particolare, come se voi eravate assorte a elucubrare sulle cose del mondo guardando un punto all’infinito e lui si è proprio messo in mezzo tra voi e il punto, interrompendo quello straordinario flusso di coscienza. In poche parole, uno sguardo da pesce.

4. Stay casual, stay foolish

Se tutto questo imbarazzo che vi siete inflitte non è sufficiente, allora potete ancora percorrere la definitiva via dell’autoseppellimento facendo le donne-del-giorno-d’oggi.

La donna-del-giorno-d’oggi (DDGD’O) ne ha piene le palle di aspettare il principe azzurro a casa mentre va palpeggiando arcolai o addentando mele (la DDGD’O infatti rifugge da ogni clichè Disney, che viene imputato a unica causa delle sue delusioni amorose). Infatti in barba alle convenzioni sociali in auge nel Sud Europa lei scrive di suo pugno messaggi, mail, whatsapp (e sia maledetta la tecnologia!) proponendo intrattenimenti di varia natura (cibo, bevande, proiezioni di audiovisivi). Se la risposta è negativa o assente, allora la DDGD’O potrà desistere nei suoi intenti perchè è DDGD’O ma non è abituata a confrontarsi con la sconfitta. Ma se sfortunatamente i segnali dall’altra parte non sono così netti (forse, devo vedere, mi piacerebbe ma, sì sì dai e poi ti do buca) allora subentra un meccanismo di autocompensazione in cui l’opera iniziata con così tanta modernità non vuole essere abbandonata, dimostrando al mondo intero che una DDGD’O va e si prende ciò che vuole, ciò che è suo.

Così non demorderà a inviare forme di comunicazione non verbale ma multimediale ad alto tasso di emoticons per riuscire a strappare un paio d’ore di libertà al povero malcapitato.

Ma arrivata fino a qua, cosa ho voluto dire? Se arrivata fino a questo punto della lettura ci si è resi conti di essersi resi ridicoli facendo una o più delle cose elencate ai punti precedenti (o forse anche altre cose inenarrabili), bè allora, facciamocela una risata.

Innanzitutto perchè anche se non siete dei mostri di savoir-faire in queste situazioni imbarazzanti, almeno ci avete provato a fare qualcosa con i vostri seppur scarsi mezzi. E poi anche se le cose non vanno per il verso giusto non vuol dire che la vostra esistenza è compromessa per sempre.

Va bene il dispiacere, il pensare a quello che sarebbe stato, la voglia che vi assale di fare le stalker ma tutti questi momenti indimenticabili (nemmeno con anni di psicoterapia) vi avranno riempito delle giornate che altrimenti sarebbero state solo un altro mucchietto di ore tra un sorgere e un calar del sole.

Amica G.

Nella vita, le amiche femmine io le posso contare sulle dita di una mano, forse due.

Fin da quando ero un’adolescente ho sempre preferito la compagnia dei ragazzi, un po’ perchè era facile ricevere le loro attenzioni e un po’ anche perchè i ragazzi sono meglio. Credo di non scoprire niente che vi farà cadere dalle sedie se dico che i ragazzi sono in generale abbastanza semplici da capire, del tipo che ad azione corrisponde reazione, seguono i principi di fisica classica: tu mi piaci, ergo ci provo; tu non mi piaci, ergo io ti parlo delle mie storie; tu sei stata stronza con me, ergo fottiti.

Le ragazze invece sono un campo in cui al CERN ancora ci stanno sbattendo la testa. Fisica quantistica allo stato puro.

Intanto, la descrizione dello stato delle cose dipende dal sistema di riferimento. Perchè, cioè, Lara mi ha detto che Lisa ci ha provato con Luca davanti a lei. Però Lisa, davvero, dice che Luca ci ha provato con lei e Lara era dietro e ha visto tutto. Un bordello, gente. Mille variabili, eccezioni e spesso è troppo cervellotico per apprezzarne davvero l’insieme per cui ci si accontenta di carpire l’essenza di un momento, certi che il futuro sarà volubile.

Come faccio a saperlo? Bè, innegabilmente io sono una di loro e proprio per questo mi rendo conto dei limiti di questo sistema e che per avere una cognizione delle cose ed essere felici è meglio rimanere sulla fisica classica, per quanto limitata possa essere.

(Non so se essere contenta per questa introduzione o se dovermene vergognare da quanta secchionità trasuda)

Nonostante le mie teorie pseudo-scientifiche, anch’io ho qualche amica donna e la sorte ha voluto che per tre di loro il nome fosse lo stesso. G.

In ordine cronologico, la prima G. non ha fatto un esordio grandioso nella mia esistenza. Andavamo al corso di danza insieme e per chissà quale ragione lei e un’altra ragazza mi avevano preso di mira per i loro scherzi. Intendiamoci, niente che mi abbia ferito nel profondo ma quando si ha una decina d’anni e poca dimestichezza con il mondo reale (immaginatemi come la bambina de “La casa nella prateria”), allora non si hanno tutti gli strumenti per fronteggiare gente simile. Dopo qualche anno, per merito dell’altra G., io e questa G. siamo diventate amiche. Nonostante le tante notti passate a dormire in quattro in un letto a casa sua e le estati e le vacanze passate insieme, io e la G. siamo sempre rimaste amiche ma non Amiche. Con lei era difficile confidarsi, forse perchè la sua aria matura da sempre metteva un po’ di soggezione e i miei “problemi” sembrava che l’annoiassero.

Lei è la figlia del dottore e per chiunque venga da un paese piccolo va da sè che la figlia del dottore è di un’altra categoria. Fu così che appena dopo i venti le nostre strade si divisero, ci si vide sempre meno fino a che un giorno non ci si salutammo nemmeno più. La puzza sotto al naso (rifatto!) deve avere contagiato anche lei e adesso le poche volte che torno a casa la vedo seduta al bar con i suoi e il cane. G. ha avuto pochissimi morosi, almeno che io e l’altra G. sapessimo, e mi sono sempre chiesta perchè non faceva l’adolescente come tutte noi. Di recente l’ho vista in foto su Facebook con il bello del paese vicino, agognato oggetto del contendere di tutte le squinzie di paese dieci anni fa. Lui è sempre carino, ha la piazza in testa ma poco importa. Sembrano felici e io sono forse non contenta per loro, ma almeno sollevata, come quando vedi la fine di un film di cui poco ti importa e ti accerti che tutti vissero felici e contenti.

L’altra G. è arrivata dopo a quella qui sopra ma lei è rimasta. La G. è una di quelle che da sempre si è infilata in ogni psico-dramma possibile e immaginabile. Lei era ed è molto bella e per questo si è sempre guadagnata tante attenzioni dai ragazzi. Quando ancora minorenne, gli appena maggiorenni le correvano dietro e lei si lasciava trascinare in queste storie fatte di macchine (quando io ero in piena fase motorini, ma a volte neanche quelli!), fatte di scomparse misteriose, fatte di dettagli che elargiva a larghe mani chiedendoci consiglio su che fare. Consiglio su cose che noi non avevamo nemmeno idea che esistessero. Lei è stata un po’ il mio Bignami al sesso e per questo la ringrazio.

La G. chiedeva sempre consigli perchè lei era ed è molto insicura. Si è sempre fatta mille paranoie sul suo fisico e su come le altre persone la percepissero. Non stupì che si mise assieme a un ragazzo, che noi chiamammo “il re dei bellissimi”, ma che bello non era e che invece era così sicuro di sè al punto da tirare al lotto e riuscire a mettersi con la G.. Questo fidanzato durò per quattro o cinque anni, in cui io e la G. non ci vedemmo tanto perchè lui era uno un po’ snob, non piaceva ai miei amici (maschi) e perchè lui non era bene per lei. Il suo essere più forte di lei la rendeva succube delle sue pressioni che la trasformarono nel fisico e nell’aspetto, diventando un’altra G., non quella che mi chiedeva numi sulla pugnetta, ma che era anche lei diventata parte di quella cerchia ristretta di gente che fa le vacanze a Forte e che va a sciare a Cortina a Natale. In quel periodo, nelle rare volte che ci vedemmo lei riuscì a combinarmi con un amico del suo ragazzo che mi rivelò che anche lui non lo sopportava e forse per quel sentimento comune diventò il mio ragazzo per qualche tempo.

La G. poi mollò il suo ragazzo. Ci vedemmo dopo tanto tempo e ci eravamo date appuntamento al bar del paese. Saremo state sedute lì a parlare per mille ore. Io pensavo di andare a incontrarla e raccattare i cocci di quella G. costruita e invece me la ritrovo a raccontarmi di essere andata a mangiare l’anguria con uno che votava Rifondazione Comunista e che nel frattempo andava a letto con un altro ragazzo e come se non bastasse si mise a consolare me, per le mie disgrazie amorose. La mia vecchia G. non sarebbe mai più tornata. Lei è sempre stata confusa e un po’ svanita ma le voglio bene proprio per questo. Le voglio bene perchè lei riesce a parlare di vestiti di Zara e di politica interna con lo stesso tono e la stessa convinzione. Adesso la G. fa coppia fissa con uno alla soglia dei quaranta con cui ha pochi interessi in comune ma per qualche misteriosa ragione ci sta bene insieme e per me è a posto così.

Da qualche mese ne ho incontrata un’altra di G., quassù tra i ghiacci. Con la nuova G. è stata un po’ una “bromance“, ci siamo incontrate e ad entrambe serviva un’amica, per cui ci siamo scelte a vicenda. Da quando G. è in giro ho una valvola di sfogo per tutte le mie frustrazioni affettive, lei ascolta e mi dà consigli. Io faccio lo stesso con lei. La G. si vede che è un po’ in crisi perchè vorrebbe una vita da cartolina, con un marito, dei figli, una casetta, ma non riesce a trovare quello giusto. Lei si guarda attorno, anche troppo, ma niente. Anche lei, come tutte le G. di cui sopra è bella ma questo non sembra aiutarla, anzi, anche lei si fa mille complessi per il suo fisico e non riesce a togliere di dosso gli occhi alle Svedesi, dicendo che sono perfette. Io che forse vedo la vita a tinte un po’ più rosa, concordo sul fatto che siano belle, ma a parer mio sono come i cinesi: alla fine del giorno ne hai incontrata una che assomiglia a tutte le altre e che domani non saprai più distinguere in mezzo a tutte queste bambole. Invece, la mora spicca tra la folla ed è l’eccezione.

(Ecco, questa teoria sta in piedissimo sulla carta. In realtà ci sono mille eccezioni (fisica quantistica?) ma per il momento passatemela così)

La G. è quella che mi ha fatto notare che Lonely Boy forse è gay e lei dice che Legit ci sta provando con me nel modo di provarci Svedese ma dice anche che non sembra uno che ha voglia di rimanere a fare colazione, per cui io devo fare i miei conti prima di buttarmi. Io e lei non sappiamo metterci il rossetto e ogni volta che usciamo ci complimentiamo l’un l’altra per i progressi fatti nell’applicazione di questo maledettissimo stick. Io non so come andrà a finire con questa G., intendo se tra dieci anni io vorrò scrivere un pezzo su un blog per lei o se tra sei mesi non mi ricorderò più nemmeno che faccia ha. Comunque per adesso siamo qui e ci siamo tutt’e due.

All adventurous women do

Oggi avevo già imbastito un post in cui parlavo di ragazzi svedesi, di cose che mi sono capitate e magari anche dei bagordi di Valborg. Invece ho sentito il bisogno di consigliare al mondo una nuova serie TV, io che una TV nemmeno ce l’ho.

Poco tempo fa mi è capitato di vedere un film che si chiama “Tiny furniture“. E’ il film scritto, interpretato e diretto da una ragazza che ha proprio la mia età e che due anni fa ha messo in piedi un lungometraggio in cui racconta di quella che è la vita di una ragazza oggi, con tutte le ansie sul futuro, indeterminazione e incertezze che possono passare nella testa di una ventiqualcosenne al tempo della crisi. Anche se Lena Dunham (la regista del film) è super figlia d’arte, nonostante quello che fa nel film non è proprio capitato ad ognuno di noi e considerando che il film totalizza un misero 6.0 su IMDB a me è piaciuto.

Lo consiglio vivamente a tutti quelli che sono stanchi di vedere film in cui un bel giorno la protagonista scende dal letto e sistema la sua vita per filo e per segno, amore, fortuna e lavoro con cinque stelle e vissero tutti felici e contenti. Per sempre. The end.

Il film, che non penso abbia avuto un enorme successo di pubblico, per la mia gioia e quella di Lena, è stato seguito da una serie TV che si intitola “Girls“. I personaggi non sono più quelli di Tiny furniture, anche se gli attori sono in parte gli stessi. La trama però è imbastita sullo stesso concept: gente normale che fa cose normali.

La serie è trasmessa dalla rete televisiva HBO, la stessa di Sex and the City, e nel primo episodio c’è un diretto riferimento a questa serie che poi a guardare bene è visibile nella serie stessa. Quattro ragazze a New York che fanno sesso. Solo che se le quattro di Sex and the City avevano il problema di comprare scarpe costose o di andare al party più cool, quelle di oggi sbarcano il lunario e cercano un lavoro. Che potrà anche sembrare che adesso ci fanno vedere il Sex and the City de li poracci, ma dopotutto chi le ha mai davvero viste un paio di Jimmy Choo? (E sì, ho dovuto controllare lo spelling su Google)

La televisione non è più quella scatola che ci fa sognare. A volte sono contenta anche solo di specchiarmici dentro.

Se non vi basta, un altro punto positivo della serie è che le attrici non sono queste modelle di Victoria Secrets. Sono ragazze, a loro modo carine, ma non hanno una quaranta, niente pin up, tutte abbastanza acqua e sapone. Insomma normali.

Se vi ho già convinto state attenti che nelle prossime righe ci sono pacchi di spoiler (delle prime tre puntate!), se non vi ho ancora convinto continuate a leggere e magari cambierete idea.

Hannah è forse la protagonista. Le vengono tagliati i fondi dai genitori, da cui veniva mantenuta, ed è costretta a lasciare lo stage non pagato dei suoi sogni per trovare un lavoro vero. Ha un ragazzo, un attore a tempo perso, con cui fa sesso stabilmente ma lui non la chiama mai. Hannah convive con Marnie, di cui è anche la migliore amica.

Marnie lavora in una galleria d’arte e sta attraversando un momento di crisi con il suo ragazzo da tanto tempo, la cui vista la fa diventare isterica.

La serie comincia con il ritorno in città di Jessa, dopo uno dei suoi tanti viaggi bohemienne in Europa. Jessa è na pazza fondamentalmente. Fumatrice (di tutto), bevitrice e un pò ninfomane. Va a vivere con il suo esatto opposto, la cugina Shoshanna, che come potrete aver capito dall’altissima densità di acca nel nome è un pò svampita. Vestita di tutine di ciniglia rosa affronta il mondo con la paranoia di essere ancora vergine a ventiequalcos’anni.

Questo è quanto e in realtà c’è molto di più. Non molto magari, ma di sicuro è quello che per qualcuno è molto.

Soprattuto per quelle(i) che le principesse hanno fatto il loro tempo e vogliono sentire l’opinione delle eroine di tutti i giorni in ballerine di H&M.