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Self-made

Oggi sono andata all’IKEA. E fino a qua non dovrebbe esserci niente di strano: in quanto Svedese con “cittadinanza morale” dovrebbe essere mio dovere mensile quello di recarmi all’IKEA e comprare qualche pezzo di legno o similare e metterlo inseme con un paio di viti.

Sfortunatamente per voi, mentre compravo mobili ho trovato anche il tempo di avere una di quelle catarsi che ti colgono d’improvviso nei posti meno consoni e quindi adesso vi beccate il pippotto post-catarsi.

Iniziamo con il ricordare, nel caso qualcuno se lo fosse perso, che questa settimana era San Valentino. Gli Svedesi, che sono socialisti in tutto quello che fanno, lo chiamano alla hjärtans dag, ovvero la giornata di tutti i cuori. Quindi in via teorica se uno ha un cuore dovrebbe sentirsi chiamato in causa e per quanto ne so più o meno tutti ce lo abbiamo un cuore, perlomeno a livello anatomico. Nonostante il dilagante socialismo Svedese che vuole includere nella festività tutti quelli che hanno le funzioni vitali a posto non posso fare a meno di pensare al significato che la festa assume altrove.

E lo faccio all’IKEA, dopo tre giorni dalla data incriminata mentre sto facendo tutt’altro. Ma adesso mi spiego.

Da quando sono tornata in Svezia ammetto di essere un po’ con la testa ancora altrove, nell’Olanda che ho lasciato poco fa e che sembra un vita e in Italia con i suoi problemi e le elezioni a breve. Il fatto che la mia Svezia sia stata scossa da un piccolo terremoto, come è fisiologico che sia dopo qualche mese di assenza, non aiuta certo a farmi riprendere il ritmo. Ho deciso così di fare un piccolo restyling alla mia camera, per coinvolgermi in qualcosa di concreto e per sentirmi a casa, ancora.

Il caso ha voluto che anche un mio amico avesse bisogno di andare a fare compere nel posto più Svedese che ci sia e così oggi ci siamo avventurati insieme. Io, come ogni volta che vado all’IKEA, avevo studiato con coscienza il catalogo, fatto una lista delle cose che mi servivano perchè ho imparato a mie spese che non si può andare e scegliere sul posto. Chè conosco gente che ci è quasi morta all’IKEA facendo questa bella pensata: prova un divano qui, scegli un tavolino là, si fa orario di chiusura e ti murano vivo nell’IKEA  e non c’è kanelbullar che tenga.

Adesso la smetto di divagare e vado al punto. Ho comprato qualche mobile di piccola taglia e un tappeto. Avevo fatto un piccolo conto delle dimensioni e della quantità e avevo concluso che avrei potuto farcela da sola, la fermata dell’autobus è a quattro passi dall’IKEA e con un solo cambio di mezzo mi ritrovo a cento metri dal mio pianerottolo. Il conto che avevo fatto si è però rivelato troppo ottimistico e quando avevamo raccattato tutto il necessario mi sono resa conto che avrei dovuto avere almeno un altro braccio per portare quelle cose da sola, ma per fortuna avevo un valente giovane che mi ha portato a casa, a me e a tutta la mia mercanzia. Sulla soglia ci salutiamo e mi porto le cose in camera, pronta a montarle.

Perchè è vero che ho fatto i conti male, che ho comprato troppa roba e sarei stata in grado di portarla a casa da sola forse, pur sembrando una creatura ridicolissima, mezza borsa blu e mezza tappeto arrotolato su una spalla, però ho un amico che mi ha aiutato. Invece, quando mi sono messa ad aprire quei cartoni, capire gli incastri, infilare viti, attaccare gambe dei tavoli, lì ero da sola.

Ho letto qualche tempo fa chissà dove un post su un blog che diceva che quello che fa male quando ci si lascia è perdere le abitudini, “io cucinavo e lui montava i mobili dell’IKEA” diceva quel post. Bè, cari miei, io i mobili dell’IKEA me li monto da sola.

Non voglio dire che questa sia la mia più grande aspirazione nella vita e nemmeno che voglio farlo per sempre, ma che là fuori (e qui dentro) c’è speranza. Dico che alla fine non è necessario essere in due, a volte uno può bastare. Essere da sola non significa essere sbagliata, come a volte qualcuno vuole farmi (farci?) credere: significa che sono sufficiente per me stessa, che posso cavarmela da sola e non mi serve che un principe a cavallo mi venga in soccorso per la minima emergenza.  E non è poco.

Ammetto di essermi graffiata e che adesso ho una bella riga rossa che si staglia sul dorso della mia mano, che l’appoggiapiedi della poltrona è un po’ zoppo e che avevo i goccioloni quando ho infilato a forza l’ultima gamba del tavolino (perchè ogni tanto all’IKEA si scazzano di metterti le viti e decidono che te la devi scavare tu la via, con la forza delle tue braccia, in quello stramaledettissimo compensato).

Però adesso mi sono rimessa a posto la camera. Da sola.