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All adventurous women do

Oggi avevo già imbastito un post in cui parlavo di ragazzi svedesi, di cose che mi sono capitate e magari anche dei bagordi di Valborg. Invece ho sentito il bisogno di consigliare al mondo una nuova serie TV, io che una TV nemmeno ce l’ho.

Poco tempo fa mi è capitato di vedere un film che si chiama “Tiny furniture“. E’ il film scritto, interpretato e diretto da una ragazza che ha proprio la mia età e che due anni fa ha messo in piedi un lungometraggio in cui racconta di quella che è la vita di una ragazza oggi, con tutte le ansie sul futuro, indeterminazione e incertezze che possono passare nella testa di una ventiqualcosenne al tempo della crisi. Anche se Lena Dunham (la regista del film) è super figlia d’arte, nonostante quello che fa nel film non è proprio capitato ad ognuno di noi e considerando che il film totalizza un misero 6.0 su IMDB a me è piaciuto.

Lo consiglio vivamente a tutti quelli che sono stanchi di vedere film in cui un bel giorno la protagonista scende dal letto e sistema la sua vita per filo e per segno, amore, fortuna e lavoro con cinque stelle e vissero tutti felici e contenti. Per sempre. The end.

Il film, che non penso abbia avuto un enorme successo di pubblico, per la mia gioia e quella di Lena, è stato seguito da una serie TV che si intitola “Girls“. I personaggi non sono più quelli di Tiny furniture, anche se gli attori sono in parte gli stessi. La trama però è imbastita sullo stesso concept: gente normale che fa cose normali.

La serie è trasmessa dalla rete televisiva HBO, la stessa di Sex and the City, e nel primo episodio c’è un diretto riferimento a questa serie che poi a guardare bene è visibile nella serie stessa. Quattro ragazze a New York che fanno sesso. Solo che se le quattro di Sex and the City avevano il problema di comprare scarpe costose o di andare al party più cool, quelle di oggi sbarcano il lunario e cercano un lavoro. Che potrà anche sembrare che adesso ci fanno vedere il Sex and the City de li poracci, ma dopotutto chi le ha mai davvero viste un paio di Jimmy Choo? (E sì, ho dovuto controllare lo spelling su Google)

La televisione non è più quella scatola che ci fa sognare. A volte sono contenta anche solo di specchiarmici dentro.

Se non vi basta, un altro punto positivo della serie è che le attrici non sono queste modelle di Victoria Secrets. Sono ragazze, a loro modo carine, ma non hanno una quaranta, niente pin up, tutte abbastanza acqua e sapone. Insomma normali.

Se vi ho già convinto state attenti che nelle prossime righe ci sono pacchi di spoiler (delle prime tre puntate!), se non vi ho ancora convinto continuate a leggere e magari cambierete idea.

Hannah è forse la protagonista. Le vengono tagliati i fondi dai genitori, da cui veniva mantenuta, ed è costretta a lasciare lo stage non pagato dei suoi sogni per trovare un lavoro vero. Ha un ragazzo, un attore a tempo perso, con cui fa sesso stabilmente ma lui non la chiama mai. Hannah convive con Marnie, di cui è anche la migliore amica.

Marnie lavora in una galleria d’arte e sta attraversando un momento di crisi con il suo ragazzo da tanto tempo, la cui vista la fa diventare isterica.

La serie comincia con il ritorno in città di Jessa, dopo uno dei suoi tanti viaggi bohemienne in Europa. Jessa è na pazza fondamentalmente. Fumatrice (di tutto), bevitrice e un pò ninfomane. Va a vivere con il suo esatto opposto, la cugina Shoshanna, che come potrete aver capito dall’altissima densità di acca nel nome è un pò svampita. Vestita di tutine di ciniglia rosa affronta il mondo con la paranoia di essere ancora vergine a ventiequalcos’anni.

Questo è quanto e in realtà c’è molto di più. Non molto magari, ma di sicuro è quello che per qualcuno è molto.

Soprattuto per quelle(i) che le principesse hanno fatto il loro tempo e vogliono sentire l’opinione delle eroine di tutti i giorni in ballerine di H&M.